Dal libro del prof. Giovanni Alagna
Un pò di storia

Ex convento S.Carlo



Il convento di San Carlo fu costruito nei primi anni del XVII secolo per iniziativa di don Francesco la Barbera, come apprendiamo da un atto notarile del 14 febbraio 1616, nel quale egli, nella qualità di fondatore e costruttore del convento e della chiesa di S. Carlo, dichiara di aver ricevuto da diverse persone delle somme per costruire l’edificio nel quale potesse abitare insieme a padre Placido Nigido e ad altri religiosi (413). Il convento inizialmente fu abitato dai frati francescani conventuali riformati, ma, andati via costoro nel 1632, con mandato di papa Urbano VIII, fu affidato al padre marsalese Placido Nigido, già della Compagnia di Gesù (414). In seguito vi abitarono alcuni eremiti e successivamente fu retto da un beneficiale. Dopo lo scoppio della santabarbara nel 1662, per un paio d’anni vi si stabilirono i Francescani del Terz’Ordine. Quando questi ultimi ebbero costruito il nuovo convento nel Cassero, lasciarono l’edificio, che da allora rimase in abbandono (415). Nella chiesa si venerava una statua di Maria col Bambino in braccio di color nero, donata in Roma dalla regina di Svezia al monaco marsalese frate Pasquale Scarpitta. Distrutta la chiesa, l’immagine della Madonna fu trasferita in casa di tale Francesco Sciacca. Per iniziativa del gesuita Milazzo, del domenicano frate Vincenzo Corneale e del canonico Antonio Rallo, che a questo scopo legò la sua cospicua eredità, si tentò di trasformare il convento in una casa per esercizi spirituali. Gli eredi del Rallo, però, vanificarono il progetto impugnando il testamento e ottenendone l’annullamento (416). Nel 1794 il palermitano padre Simone Manfré riuscì a riordinare e a completare la Casa Santa di S. Carlo, i cui lavori furono ultimati nel maggio del 1795.
Fu poi utilizzato come luogo di quarantena e infine nel 1858 divenne sede dell’Ospizio artistico provinciale, un’istituzione caritatevole che accoglieva cinquanta trovatelli a cui veniva insegnato un mestiere. Dal 1862, sotto la direzione di Francesco Gambini, all’interno dell’istituto si cominciarono ad impartire l’istruzione elementare e gli insegnamenti di disegno lineare, ornato e carattere, di musica, calzoleria, sartoria e ginnastica. Il 19 luglio 1862 l’istituto ricevette la visita di Giuseppe Garibaldi (417). Nel 1869 il direttore Gambini perorò la trasformazione dell’istituto in una scuola agraria che diffondesse tra i figli dei contadini l’istruzione necessaria al progresso della viticoltura. Nel contempo propose alla Provincia di acquisire il podere Badia, di proprietà della famiglia Ferro, per adattarlo a colonia agricola al servizio della scuola (418). La Provincia di Trapani, invece, ottenuto in concessione dal demanio l’ex feudo gesuitico di Rinazzo, nel 1873 tentò di impiantare la colonia agricola auspicata dai Marsalesi, ma la lontananza dalla città e l’insalubrità della zona che era infestata dalla malaria, costrinsero presto il Consiglio provinciale a trasferire la scuola di agricoltura a San Carlo (419). Fu poi per la tenace e appassionata opera di Abele Damiani che nel 1888 la colonia agricola si trasformò in Regia Scuola pratica di agricoltura. Il deputato marsalese, infatti, nella sua veste di commissario per la Sicilia dell’Inchiesta agraria.




aveva avuto modo di verificare la necessità di una diffusa istruzione agraria in un territorio, quale quello marsalese, a forte vocazione vitivinicola (420). Ma poiché unito al casamento di San Carlo vi era soltanto un ettaro e mezzo di terreno non coltivabile, perché roccioso e ricco di antiche cave abbandonate, si avvertì il bisogno di dotare l’istituto di un’azienda agraria che si prestasse all’insegnamento pratico. Due funzionari tecnici governativi, venuti a Marsala nel 1895 per visitare i locali di San Carlo, stimarono adatti all’impianto di un’azienda agraria il fondo Badia, un podere esteso diciassette ettari, di proprietà degli eredi di Enrico Fardella, che fu acquistato il 30 settembre 1895 per lire 80.500 (421). La scuola si aprì ufficialmente nel mese di marzo del 1897 con sei alunni, tre interni e tre esterni, i quali abbandonarono gli studi prima di sostenere gli esami finali. La Scuola Pratica di Agricoltura rimase in vita fino al 1924 quando, in forza del R. D. 30 dicembre 1923, venne trasformata in Regia Scuola Agraria Media con indirizzo vitivinicolo, la quale a sua volta, con la legge n.889 del 15 giugno 1931, venne trasformata in Regio Istituto Tecnico Agrario e intitolato ad Abele Damiani. Nel 1947 con D. M. P. I. n.2958 fu istituito il corso di specializzazione in viticoltura ed enologia (422). Dall’anno accademico 1997-98 ha cominciato a funzionare nei locali dell’Istituto un corso di studi universitari di tecnologie alimentari, orientamento viticoltura ed enologia, come sezione staccata della Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo.


Podere Badia
Il podere Badia, oggi in dotazione all’Istituto Tecnico Agrario “A. Damiani”, è da identificare con uno dei tre appezzamenti di terreno concessi nel 1142 al Monastero di S. Maria della Grotta (423). Lì sorgeva l’abbazia dei basiliani, la quale, a detta di Mario Arezio che la visitò nei primi anni del XVI secolo, non aveva alcuna somiglianza con le abitazioni ma era piuttosto oscura e simile ad un labirinto (424). I resti di quell’abbazia scomparvero del tutto nel 1788 (425). Le terre della Badia nel XIV secolo furono concesse ad enfiteusi dall’abate Neofito (1343-1349) di 5. Maria della Grotta alla famiglia Ferro (426), che nel 1895, le vendette alla Provincia perché vi impiantasse l’azienda agraria della scuola di agricoltura, di cui si è parlato.
Chiesa S. Teresa del Bambino Gesù via Trapani
La chiesetta di proprietà privata, fu costruita negli anni della seconda guerra mondiale per la popolazione della zona sfollata per sfuggire ai bombardamenti aerei. La facciata della chiesa presenta una serie di archi ciechi a doppio rincaso, secondo lo stile arabo-normanno.